Da Nenette, passando per Barbiana

Sono tornata da poco da Nenette, remoto villaggio di capanne nella savana senegalese, dove ho partecipato alla cerimonia per l’inaugurazione della scuola per l’infanzia. In viaggio con me i giovani figli della maestra cui è stata dedicata la scuola, insegnanti e genitori del terzo circolo di Bassano del Grappa - da tempo impegnati nel progetto di cooperazione “Il sogno di Nenette” – ed uomini e donne che hanno o hanno avuto responsabilità di direzione o comunque “appassionati”  di scuola. Tra quest’ultimi anche io, che avevo incontrato sul mio cammino Aladino Tognon, il dirigente del circolo, in occasione delle varie edizioni della marcia di Barbiana e di altri eventi promossi  dal Comune di Vicchio nel nome di Don Milani.

L’associazione nata per sostenere il progetto si chiama “Una scuola di arcobaleni” e un arcobaleno è l’immagine che mi porto dietro. Tanti colori: i paesaggi e le genti d’Africa, il laboratorio del colore fatto con i bambini di Nenette (così simile ai laboratori della casa di Giotto!); ma anche le tante diversità tra noi, arrivati in Senegal dal Nord-est, ma anche dalla Toscana, dall’Abruzzo, dal Cilento; espressione di generazioni e di storie apparentemente lontane…eppure è come se un arcobaleno ci avesse magicamente legati, lanciando un ponte non solo tra terre e popoli lontani ma aprendo nuove possibilità di relazione, facendo intravedere nuovi orizzonti di speranza e risvegliando la volontà di agire.

Il ritorno è stato duro. Il cielo grigio, la fatica di un viaggio da Milano a Firenze dove la “modernità” di treni superveloci non consente di partire prima di sei ore di attesa se non sottoponendosi a norme vessatorie, lo squallore dello scenario e del dibattito politico, il  silenzio e il vuoto di informazione sui temi dello sviluppo locale, a partire da quelli che avevo contribuito a mettere in moto…

Non ci sto più!

Nenette mi ha svegliata. Lo so che non ho più un ruolo pubblico, ma proprio per questo sono più libera e forse anche più creativa. Ho affrontato con lealtà una battaglia politica dove ho visto emergere pulsioni e comportamenti tesi a distruggere, più che a costruire. Sono stata profondamente ferita ed ho perso. Da quel giorno mi sono ripiegata su me stessa, sono scomparsa dalla scena pubblica. Ho mantenuto intatto l’amore per Vicchio, ma non ho più saputo esprimerlo e dichiararlo con proposte concrete, come se i cinque anni da sindaca fossero da dimenticare. Mi porto però dietro un patrimonio di competenze, di esperienza, di valori, di passione che non sono mia proprietà privata.

Nenette mi ha ricordato che sono possibili altre strade, che quando ci uniscono valori profondi e stima personale diventa facile affrontare i disagi e si possono realizzare imprese impensabili. Mi ha fatto riflettere su come le cose, le persone…il mondo  possono davvero cambiare a partire da gesti, progetti. azioni che si pongono obiettivi semplici, ma capaci di  mobilitare le nostre energie migliori. Che forse oggi, nel grigiore di una politica sempre più lontana dalla reale capacità di rappresentare i bisogni delle persone, la strada per affermare nuove forme di cittadinanza passa proprio di qui: da luoghi come Nenette, come Barbiana.

Ancora non ho ben chiaro il che fare, anche qui da Vicchio ..tante idee, nessun progetto ancora definito; ma anche un umile guardarsi intorno e trovare la forza di dire “Ci sono”

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