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"Custodire l'orizzonte" lettera di Andrea Lorini
Riceviamo e pubblichiamo un'altra riflessione sull'eolico a cura di Andrea Lorini:
Custodire l’orizzonte
Proteggere l’orizzonte, vergine e immutato, non è un semplice computo paesaggistico, ma è liberare il pensiero delle genti che cercano in esso riparo e futuro.
Quando si cerca l’ispirazione o anche solo il sollievo, lo sguardo si adagia sull’orizzonte, su quella magica linea che delimita il visibile dall’invisibile, e che ha incantato generazioni di visioni e progetti.
Se alte colonne e pale ruotanti intercetteranno gli sguardi dell’uomo nei decenni a venire, nessuno sa davvero quanto meno fertile diverrà il grembo della creazione.
Laddove sorgevano solo monasteri votati all’elevazione spirituale, oggi si fabbricano, incuranti della sacralità di quei luoghi, monumenti al progresso e al fabbisogno economico.
Quale fotografia può mostrare la decadenza dei nostri tempi più chiaramente di questa?
Le sinuosità maestose del crinale sono il riflesso di divinità celesti — così si diceva un tempo, quando i saggi erano tra noi numerosi e i bambini li ascoltavano.
Come i fianchi generosi e accoglienti di una donna, Madre Terra fu così creata con quelle forme, non con altre.
Le montagne, come ogni forma di paesaggio, furono create da una volontà ben superiore al volere dell’uomo e ben più lungimirante.
E poiché la forma è sostanza, in essa si cela l’altra metà della verità, che non può essere violata a piacimento, da una visione sedicente “ecologica” ma comunque fallace della tipica superbia della modernità.
Un tempo gli Etruschi, che anche in questi luoghi vivevano, dettero al nostro mondo il primo esempio di cosa significasse armonizzare nel paesaggio Uomo e Natura.
Le dimore costruite a Pitigliano in Maremma, che dal tufo nascono come figli di una stessa madre, son forse frutto di pensieri più audaci e consapevoli?
Certamente più umili della sfrontatezza di ergere altissime colonne rotanti sulla testa dei più alti esseri tra di noi.
Da quel tempo, tanti tempi son passati, ma ogni volta, in ogni tempo, il Mugello e Firenze hanno premiato la Bellezza e chi più la sapeva apprezzare.
Pittori, scultori, architetti e ingegneri, innumerevoli pensatori, che nei volti della Galleria degli Uffizi sono in parte rappresentati, tutti loro hanno sempre faticato per trasmettere ai posteri il valore della Bellezza.
Per quale lungimirante visione, ditemi, il lascito ai nostri figli di centinaia e centinaia di metri cubi di cemento, incastonati per sempre nella montagna, sono ispirati da una giusta visione ecologica e rinnovabile?
Non c’è sacrificio più alto dal trovare una soluzione misurata, al luogo e alle necessità di quel luogo, poiché trovare la giusta misura è sempre frutto di grandi fatiche.
Rifiutare un’opera oggi, non significa rifiutarne un’altra domani.
Commisurare un’opera per un luogo, non è cosa da farsi se interesse economico e ideologia ambientalista tracciano la via.
E ai decisori dico, aspettate a decidere, pensate e meditate su quanto di meglio può essere fatto rispetto a ciò che viene oggi promesso.
E riflettete sui millenni in cui abbiamo convissuto con quelle stesse forme che oggi volete modificare e modellare, forse infatuati — anche solo per una volta — dal sostituirvi a Dio, il solo ad avere l’onere di tracciare l’inviolabile linea dell’orizzonte.
Andrea Lorini